DOTTOR
Manlio Pillon
Psicologo
Consulenze individuali
e di coppia
Costellazioni familiari
e sistemiche
Conduzione di gruppi
Via Del Lasca, 29
50133 Firenze
Tel.: 347 834 56 10
e-mail: info@manliopillon.com
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Suggestioni
CHRISTIANE SINGER
“ ... per DIVENTARE VIVI occorre il NOSTRO CONSENSO! ... L’uomo deve consentire al suo destino e non subirlo. L’uomo deve levarsi in piedi e dire a voce alta: sì, scelgo di nascere. Fino a quando non abbiamo detto questo SI’, non festeggeremo nozze. La mia vita non può essere il prodotto di un rapimento. Bisogna celebrare delle nozze tra lei e me... Bisogna che io accetti questo invito a nascere, che io esca, che io “sorga”.
Per esistere, occorre uscire, uscire dall’ombra.... Senza questo slancio VERSO non c’è esistenza... Non ci rende vivi la realizzazione dei nostri desideri e delle nostre attese; ci rende vivi, oltre la gioia e lo sgomento che incontriamo nella vita, la capacità di “rendere grazie”.
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CLAUDIA CASANOVAS e FELISA CHALCOFF
Abbiamo ricevuto la vita dai nostri genitori e l’abbiamo accettata; è per questo che siamo vivi. In seguito abbiamo ricevuto tutto il resto: la terra che calpestiamo, l’aria che respiriamo, il cibo con cui ci nutriamo, il vestito con cui ci copriamo, la dimora che ci protegge, gli studi che ci formano, i libri, il lavoro, gli amici. E’ curioso come molte volte ci lamentiamo: “Io non ho ricevuto niente”. Chi non ha pensato qualche volta o non ha sentito qualcuno dire: “Nessuno mi ha mai aiutato!”? E’ assurdo! Tutto ciò che abbiamo l’abbiamo ricevuto. Tuttavia il vissuto dell’io non ho ricevuto niente o del nessuno mi ha mai aiutato ci indica che anche l’atto del ricevere è un’azione e pertanto richiede un’attività intenzionale. Se non c’è un accogliere attivo di ciò che ci viene dato, quello che si riceve cade in un sacco bucato. E non nasce la gratitudine. O forse è il contrario: se non c’è gratitudine, non si può accogliere la vita. Oppure entrambi i processi sono simultanei e interdipendenti.
Tratto da “Conoscere l'arte di aiutare e di farsi aiutare”
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RAINER M. RILKE
Ogni progresso deve venire dal profondo e non può in alcun modo essere incalzato o affrettato. Tutto è condurre a termine e poi partorire. Lasciare che ogni impressione e ogni germe di un sentimento si compia tutto dentro, nell’ombra, nell’indicibile e inconscio e inattingibile alla propria ragione, e con profonda umiltà e pazienza attendere l’ora della nascita di una nuova chiarezza: questo solo significa agire da artista, nel comprendere come nel creare.
Qui non serve misurare con il tempo, a nulla vale un anno, e dieci anni non son nulla. Essere artisti significa: non calcolare o contare; maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e fiducioso sta nelle tempeste di primavera, senza l’ansia che dopo possa non giungere l’estate. L’estate giunge. Ma giunge solo a chi è paziente e vive come se l’eternità gli stesse innanzi, così sereno e spensierato e vasto.
Tratto da “Lettere a un giovane poeta” di Rainer M. Rilke
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BARRY SIMMONS
“Una persona viva è una persona con grossi e dolorosi conflitti ed è in contatto con questi conflitti; è una persona con insopportabili frustrazioni ed è in contatto con queste frustrazioni. E’ una persona in qualche misura disperata, però consapevole di questa disperazione; che ha preso la decisione di non suicidarsi non solo a livello di testa, di coscienza, ma profondamente con tutto il suo corpo. Una persona che ha smesso, per la prima volta, da quando è su questo pianeta, di migliorarsi, cambiarsi, falsarsi, adeguarsi all’io-ideale o al modello culturale. Per la prima volta si è arresa alla realtà ed è diventata quello che è. Son solito dire cinicamente, anche se spero di sbagliare, che siamo su questo pianeta da tre milioni e mezzo di anni, ma che se andiamo avanti a migliorare le cose come abbiamo fatto finora, entro dieci-quindici anni non ci sarà probabilmente più vita sulla terra. In questo momento il pericolo dell’olocausto atomico sembra lontano, ma sicuramente a furia di miglioramenti è più vicino il disastro ecologico. Per questo credo che una persona guarita, cioè una persona che ha deciso di entrare nella vita, di assumere i suoi conflitti, subire le sue frustrazioni, che ha deciso di non suicidarsi, di sbloccare la situazione di sospensione e di irrealtà, una persona così ha deciso di accettare se stessa e le cose per quello che sono.”
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BERT HELLINGER
La pace
“La pace inizia la dove ognuno può essere ciò che è, dove ciascuno concede all’altro di restare come e dove è. Ciò significa anche rispettare i limiti dell’altro, non superare i limiti verso l’altro, restare ognuno dentro i propri limiti.”
La felicità
“Qualcuno rincorre la felicità perché non si accorge che è dietro di lui ma non lo può raggiungere perché corre così forte.”
Bert Hellinger nel suo modo diretto e un po’ ruvido ci passa delle riflessioni importanti:
La madre
“Chi è contento della propria madre, è anche contento della vita e del lavoro che fa. La vita e il lavoro ci regalano il successo nello stessa misura in cui da bambini abbiamo preso con amore ciò che la madre, ogni giorno di più, ci ha dato. Chi nutre riserve nei confronti della madre, nutrirà riserve anche nei confronti del lavoro e della felicità. Se la madre arretra nel sentire il rifiuto e le riserve che il figlio nutre nei suoi confronti, allo stesso modo indietreggiano la vita e il successo.
Dove ha inizio il successo? Ha inizio da nostra madre.
Come arriva il successo? Come gli permettiamo di arrivare? Il successo arriva se permettiamo a nostra madre di arrivare, e in quanto madre la onoriamo.”
Forse ognuno di noi ha avuto più o meno difficoltà a prendere dalla madre, probabilmente anche perchè lei ha avuto più o meno difficoltà a dare, ma ora da adulti possiamo dire sì a lei così com’è o come è stata e questo significa dire sì alla Vita.
Bert Hellinger parla dei dolori dell’anima, dicendo che anch’essi devono essere trattati adeguatamente perchè spesso sono più intensi di quelli del corpo:
Dolori dell’anima
“Di quali dolori dell’anima si tratta principalmente? Si tratta quasi sempre di sofferenze legate alla separazione. Possono essere separazioni nel presente o ricordi di separazioni passate, che spesse risalgono all’infanzia. Tali sofferenze vengono vissute come un trauma, soprattutto se siamo indifesi e non possiamo allontanarci.
Le sofferenze legate alle separazioni vengono conservate nel nostro corpo e possono riemergere in qualsiasi momento. Ad esempio attraverso immagini interiori che richiamano le sensazioni di allora, senza che possiamo in alcun modo opporci.
In quel momento il nostro comportamento nei confronti degli altri cambia. Ci aspettiamo un’altra separazione senza rendercene subito conto.
Allo stesso tempo il nostro corpo reagisce con una contrazione. Ci restringiamo. Ad esempio perdiamo l’appetito o ci manca l’aria. Oppure il cuore ci fa male e si contrae. Invece di muoverci, restiamo seduti o perfino a letto. Le nostre forze vitali e le nostre aspettative di una vita felice si spengono. Diventiamo tristi e ci ammaliamo fisicamente.”
Tratto dal libro “La Guarigione” Ed. Tecniche nuove
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LINDA LEONARD
Solo se ci confronteremo con le forze irrazionali e caotiche nel più profondo del nostro essere riusciremo a trasformarle in qualche cosa che abbia un significato. E solo allora, cosa forse più importante, riusciremo ad affrontarle in un’altra persona.
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CARL GUSTAV JUNG
Non è eliminando le ombre che aumenta la nostra luce, ma è nel riconoscerle di buon grado e, riconoscendole, affievolirle.
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